Pianta originaria del Nord America cresce molto bene anche in Asia ed è stata introdotta recentemente anche in Europa . Conta almeno un centinaio di specie e grazie alla sua copiosa fioritura è utilissima per gli insetti pronubi, fra cui le api. Ha un utilizzo anche medico poiché viene utilizzata dagli anni 50 per la cura delle patologie croniche dei reni e per curare la ritenzione idrica ed il colesterolo. I nativi americani Invece lavoravano le foglie per produrre decotti simili al tè il cui effetto era la cura dei dolori alle articolazioni e come antidoto per i veleni.

E’ il nonno del melo domesticus ed è tutto utilizzato come porta innesto per via della sua maggiore rusticità. Il suo frutto è del tutto simile alla mela che noi conosciamo, solamente di più piccole dimensioni. Appartiene alla famiglia delle rosacee infatti i suoi piccoli frutti all’inizio dello sviluppo assomigliano molto a quelli della Rosa Canina. I Celti associavano al melo il simbolo della rinascita infatti solevano seppellire i morti insieme a questo frutto. Il melo si collega anche alla leggenda Re Artù ed alla mitica Avalon, la terra delle fate e dei morti, la cui traduzione è proprio L’Isola delle mele dall’antico bretone abal o afal che appunto significa mela. Nel mito gallese dell’Annwn, l’altro mondo, si diceva che le mele di questo luogo avessero il potere di curare ogni malattia, da qui forse deriva il nostro detto che “chi mangia mele non va dal dottore” …

Il mirto è una pianta aromatica che appartiene alla famiglia delle mirtaceae ed è uno delle piante più conosciute della macchia mediterranea dove viene chiamato anche mortella. Pianta sacra a Venere poiché la leggenda narra che, uscita dalle acqua, trovò rifugio in un boschetto di mirto. E considerato autoctono di Sardegna e Corsica mentre nelle altre aree mediterranee come Liguria e Puglia pare che sia stato introdotto successivamente il mirto è una pianta rustica che però teme il freddo intenso in questo caso non fruttifica abbondantemente come alle latitudini mediterranee. La raccolta delle bacche avviene tramite speciali pettini che trattengono solamente i frutti senza danneggiare le foglie dopodiché sono messi a macerare all’interno dell’alcol per ottenere il tipico liquore. In Sardegna esiste anche il mirto bianco prodotto con le foglie dal tipico sapore resinoso. In passato abbiamo ampie documentazioni provenienti da Dioscoride il quale produceva il Mirtytes ovvero un vino aromatizzato con bacche e foglie di questo arbusto che secondo lui aveva una dote di migliorare il carattere delle persone. Le foglie, nella tradizione sarda e spagnola, si possono anche utilizzare come aromatizzante per la carne di maialetto arrosto, detto nella penisola iberica cocinillo. Le Api ricercano il fiore per ottenerne un prezioso polline mentre non si ottiene alcun miele poiché il fiore è privo di nettare.

Pianta originaria del Mediterraneo occidentale dove forma magnifiche siepi ma si adatta bene comunque anche al clima continentale. I suoi fiori blu sono tra i più graditi alle api. A differenza del camedrio scordium che troviamo all’interno di questo giardino non viene utilizzato come pianta per la produzione di liquori non avendo al suo interno nessun principio aromatico.