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Iperico
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Iperico (Hypericum perforatum)

Viene detta anche Erba di S. Giovanni perché la sua specie selvatica fiorisce solitamente a giugno, nei giorni in cui si festeggia il santo. Il 24 giugno è la data di nascita di S. Giovanni Battista mentre il 29 è quella di morte. La Chiesa Cattolica le celebra entrambe, privilegio concesso solo a Gesù Cristo ed alla Madonna. Viene detta anche Erba del Buon Umore poiché in passato era utilizzata per curare la depressione lieve e la mancanza di appetito. Nelle famiglie si preparava un liquore artigianale che aveva una funzione ricostituente ed energizzante che ebbe anche delle declinazioni commerciali ai primi del Novecento. Oggi non si produce più poiché si è scoperto che contiene ipericina le cui quantità sono oggetto di restrizioni poiché produce reazioni gastrointestinali, fotosensibilità della pelle ed irrequietezza.

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Sambuco nigra (Sambucus Cherry Lace)

Il suo nome botanico è Sambucus Cherry Lace per via del colore delle sue foglie e dei fiori che ricordano la ciliegia. Il suo utilizzo è il medesimo della varietà bianca i cui fiori, messi a macerare nello zucchero, sono utilizzati da sempre per preparare uno sciroppo dolce e dissetante da diluire con acqua. In caso di febbri erano usate per benefici effetti sudoripari che avevano una funzione disintossicantte. Sono anche molto utilizzati nella produzione di liquori e vermouth grazie al loro tocco delicatamente erbaceo. I frutti sono invece usati per preparare marmellate e succhi dal blando potere lassativo e per la cura delle malattie da raffreddamento. Il resto della pianta che contiene principi blandamente tossici se ingerita era usata per rimedi curativi esterni. Il decotto della radice era usata per la gotta, mentre la corteccia per curare orzaioli mentre le foglie essiccate erano ottime emollienti per la pelle. Una leggenda folkloristica tedesca narra che nelle fronde del sambuco (non in questo che cresce al massimo un metro e mezzo) trovassero dimora le fate. Una di queste era Holda dai lunghi capelli color oro. I contadini del luogo le rendevano omaggio, inchinandosi nei pressi della pianta, affinché protesse il bestiame e gli uomini dal morso dei serpenti. Poco visitato dalle api è più gradito a farfalle e bombi.

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Evodia danielli (Tetradium daniellii)

E’ una pianta di origine cinese e coreana e viene detta anche Albero del Miele poiché le api impazziscono letteralmente per i suoi fiori che compaiono in estate da luglio a settembre, mesi tradizionalmente scarichi alle nostre latitudini. Castagno ed acacia hanno infatti finito il loro ciclo. In questo giardino è sicuramente la pianta con in potenziale mellifero più alto: se ne avessimo un ettaro intero un apiario potrebbe arrivare a produrre 1.200 chili di miele. Le api amano questo fiore poiché per riempire la loro sacca mellifera devono visitare almeno 40 fiori, con l’Evodia ne bastano 4 o 5. I frutti sono utilissimi anche all’uomo. Nella medicina tradizionale cinese vengono usati per curare mal di testa e disturbi del sistema circolatorio. Inoltre irrobustiscono il sistema immunitario e sono ottimi ricostituenti.

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Pero corvino (Amelanchier canadensis)

Il suo nome botanico Amelancher Canadensis tradisce la sua origine mentre il suo nome comune non deve trarre in inganno poiché i frutti non assomigliano per nulla alla pera mentre la loro colorazione finale, a maturazione avvenuta, è molto vicina al nero. Il fatto che siano graditi molto agli uccelli ha probabilmente qualche attinenza. Sono comunque utilizzati anche dagli umani per la cura dei reumatismi ed anti piretiche. Sono anche diuretici ed ottimi anti infiammatori naturali. E’un arbusto molto vigoroso che cresce nei climi freddi pertanto, in assenza di insetti pronubi, ha sviluppato un sistema di autoimpollinazione. E’ resistente alle malattie ed i suoi rami elastici sopportano anche eccezionali nevicate senza spezzarsi.

Sambuco
Evodia
Amelange

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